#23 del 23-06-2003
TXT: Sergio (Nomad) Monti
Questa è l'intervista fatta allo skater dell'anno eletto dagli utenti di Skatemap.it. E' stata fatta un sabato pomeriggio di Giugno nel prato davanti allo skatepark di Lugano, poche ore prima che il Branka vincesse il "best trick contest", con bs ollie flip to tail sulla goccia, praticamente un estensione della mini alta quasi due metri e mezzo....e se questo non vi dice niente... Dovrei iniziare con "conoscevo il Branka soltanto come ottimo skater..." La realtà è che Stefano è uno skater pieno di talento e di passione che lo portano a skateare praticamente sempre, e nonostante abbia raggiunto già molti risultati durante la sua "carriera", rimane una persona umile, disponibile e amichevole con tutti, e per fortuna non passa più i pomeriggi a provare gli ollie sad to fakie in mini. Lo conosco da una decina di anni e posso assicuravi che i progressi che ha fatto sia sulla tavola che come persona sono strabilianti. Siamo molto fortunati ad avere un amico così. A tutti quelli che non capiscono che persona è lo Ste: Branka rules, ok!
D:Qual'era la prima domanda? Ah, si, cosa ne pensi delle bitches?
R:Poche ma buone ma mute.
D:Ok, a parte gli scherzi, iniziamo con le cose fondamentali: nome, età, sponsor.
R: Stefano Brancalion, The Branka, sponsor: Useless, Strange, Medley, Scott, Dvs Shoes. Ho 25 fottuti anni.
D: Prima di tutto, chi vuoi ringraziare per essere diventato quello che sei oggi?
R: Innanzi tutto, i miei genitori che mi hanno supportato fin dall'inizio, mio papà, mia mamma che mi ha sempre portato al pronto soccorso quando avevo le ossa rotte, tutte le persone con cui ho skateato insieme, te, gli Skulls, tutti la gente che mi permette di non pagare il materiale e di divertirmi senza andare in bolletta.
D: Dato che questa è l'intervista per lo skater dell'anno, che emozione ti ha dato vincere questo titolo?
R: E' una figata perchè so che c'è qualcuno che comunque mi ammira, mi stima e pensa che quello che faccio sia fatto per pura passione, perché lo skateboarding è la cosa che ha contato di piu' nella mia vita, la cosa più bella del mondo e sono contento che la gente l'abbia capito e veda in me questa passione e possa "trasportarla" su se stessa.
D: A proposito di passione, qual'è la caratteristica che ti ha portato a continuare a skateare con la stessa passione per tutti questi anni e la maggior parte della gente con cui hai iniziato a skateare a smettere? Cos'è che ti ha fatto continuare a skateare?
R: Perché ritengo importanti delle cose alle quali chi ha smesso di skateare o chi non ha mai incominciato non bada, anche solo il modo diverso di vedere l'arredo urbano che mi circonda. Continuare a skateare, passare le prime fasi di apprendimento probabilmente mi ha portato a un'apertura mentale diversa rispetto ad altre persone e comunque lo skateboarding mi ha donato delle sensazioni che non ho provato con nient'altro. Probabilmente alcune persone mi reputano un bambinone che passa le giornate su uno skate e non è mai cresciuto, ma per me non è così, lo skatebaording è stata una scuola di vita, un modo per confrontarmi con gli altri, per fare amicizia, a volte ci sono stati degli scazzi ma sempre e comunque per divertirmi un sacco e per farmi del male!
D: Un ragazzo puo' essere uno skater e basta o finisce sempre e comunque a legarsi e ad essere influenzato da qualche sottocultura, di solito proveniente dal mondo della musica? Secondo te è sempre stato cosi' ?
R: Io credo che lo skateboarding sia sempre stato influenzato da certe sottoculture giovanili particolari, anche perché chi ha iniziato a fare skatebaording agli albori faceva parte di una cultura di strada, erano surfers, o magari provenivano da zone decadenti delle città, e quindi appartenevano già prima di skateare ad una sottocultura, e l'hanno portata, a volte, all'interno dello skateboarding. In teoria uno skater dovrebbe slegarsi completamente a certe sottoculture estremizzate, ma purtroppo oggi molti giovani skaters hanno la testa piena di stereotipi, uno skater deve essere questo e quello, deve essere un rapper o un punk. Se invece prendi uno skater che ha iniziato 15 anni fa, vedrai che riesce bene o male a isolarsi da tutti quelli che sono i "trend" del momento. Ci vorranno degli anni perchè gli skaters che hanno iniziato solo adesso provino certe sensazioni, imparino ad estraniarsi dalla società ed essere skaters e basta. Quello che facciamo, quello che pensiamo, sono conseguenze di chi siamo, ovvero skateboarders.
D: Che differenza c'è tra uno skater che ascolta gli Adolescents e uno che ascolta Avril Lavigne?
R: Non ce n'è, nel senso che se è uno skateboarder può ascoltare qualsiasi cosa ed essere sempre in gamba: se invece è un ragazzino che segue le mode, lobotomizzato da MTV, sia che ascolti gli Adolescents che si ascolti Avril Lavigne rimarrà un lobotomizzato e non saprà mai cosa vuol dire essere uno skater. Per quanto mi riguarda uno skater puo' ascoltarsi anche i Righeira!
D: Cosa ne pensi degli skaters che passano troppo tempo sul computer, tutti i giorni?
R: Io passo tanto tempo attaccato ad un computer, sul forum, in internet, perchè mi piace, è una delle mie passioni, oltre allo skateboarding. C'è un problema: io ho iniziato a skateare a 13 anni e quando io avevo 13 anni i computers a cui potevi aspirare, un Amiga, un Atari 2600, un Nintendo, facevano cagare, non ci potevi fare niente. Ci passavi qualche ora, ma poi ti rompevi le palle e uscivi a skateare con i tuoi amici. Oggi è facile trovare dei ragazzi che stanno attaccati tutto il giorno al computer, si fanno dei trip mentali assurdi su ipotetici trick che hanno chiuso, scrivono sui forum e poi quando li incontri di persona andando a skateare rimani molto deluso, perchè sono dei personaggi che non hanno nessuno spessore. Uno skater che passa i pomeriggi a skaeare per strada lo riconosci subito, e anche un nerd che passa le giornate a scrivere su internet lo riconosci al volo. Magari non gli dici niente ma speri che possa cambiare e capire cosa vuol dire essere uno skater. Vivono in un mondo virtuale.
D: Ma se fossi nato nel 1990 invece che ne 1977 saresti cresciuto nello stesso modo?
R: Bella domanda! Bisogna vedere la foga di una persona, se mi ricordo bene la foga che avevo quando ho iniziato a skateare, non credo che l'avrei barattata facilmente per una tastiera! Bisogna ammettere che al giorno d'oggi bisogna portare rispetto a chi decide di skateare tutto il giorno invece di starsene attaccato a un computer, è molto più facile lasciarsi prendere da tutto quello che ti può offrire la rete.
D: Pensi che l'attitudine degli skaters sia più positiva oggi rispetto a quando ti sei avvicinato alla scena?
R: No, oggi un teenager deve affrontare un mondo che è troppo pieni di problemi. Se avessi iniziato a skateare in questo periodo mi sarei trovato di fronte a delle problematiche che ai miei tempi non esistevano. Sembra quasi che i giovani skaters oggigiorno debbano dimostrare un sacco di cose ai loro coetanei e chi li circonda.... quello che tu una volta in una fanza hai definito "peer pressure"....la pressione psicologica subita dagli amici che ci porta a sentirci a disagio se non ci uniformiamo al gruppo. Un ragazzino oggi ha una vita molto più complicata, sia per l'influenza dei media, sia per una generale e progressiva perdita di valori, le problematiche sono molto più profonde. Mi ricordo per esempio che quando stavo iniziando a skatere avevo un timore reverenziale nei confronti degli skaters piu' grandi di me. Oggi non è difficile sentirsi mandare affanculo da skaters che hanno 10 anni meno di me.
D: Tu sei stato il primo moderatore del forum più celebre sullo skateboarding in Italia: che valori vorresti trasmettere agli skaters che frequentano il tuo forum?
R: L'impegno che mi sono preso oltre a portarmi a passare un sacco di tempo sul forum....non voglio fare il maestro, vorrei soltanto trasmettere tutta la mia passione, anima e corpo per lo skateboarding. E' difficile farlo capire, ma ho conosciuto attraverso il forum gente come Marco Barozzi di Genova o Raimondo (Settalarider) che, pur passando un sacco di ore al computer, sembra aver assimilato il vero spirito dello skateboarding, skateare, farsi, male, tornare a casa spaccati ma contenti, raccontare quello che si è visto, i trick chiusi, con chi abbiamo skateato, ed è una figata. Oltre a quello cerco a volte di correggere gli "errori di attitudine" che hanno certi skaters al giorno d'oggi. E' un ruolo molteplice, è un impegno anche perchE nonostante io non voglia esserlo, so di essere preso di esempio da un sacco di giovani skaters, e quindi mi sento la responsabilità di non trasmettere un'immagine sbagliata dello skateboarding, un'immagine competitiva, di rabbia, un'immagine da sport vero e proprio che lo skate non dovrebbe avere. Lo skateboarding è una passione, uno stile di vita, ed è solo quello.
D: Mi ricordo non tempo fa di averti sentito dire che da noi lo skateboarding sta tornando ad essere quello del 1992, cioè pieno di gente che posa, amici che sparlano alle spalle, voglia di sputtanare gli altri, la creazione di piccoli ghetti all'interno di una scena locale, come quella che ci puo' essere a Milano. Vuoi spiegarci meglio?
R: Lo skateboarding è sull'orlo del baratro un'altra volta. Questa è la situazione. In America lo skateboarding sta calando in modo deciso come ha sempre fatto ciclicamente da quando è nato. Quando si raggiunge l'apice del successo e della popolarità, si raggiungono anche dei livelli di competitività interna allo skateboarding che porta alcune persone a sparlare degli altri skaters, il loro stile, il loro modo di vestire e di skateare, il loro modo di comportarsi. Questo è un chiaro sintomo del fatto che lo skateboarding ha bisogno ciclicamente di "buttarsi nel cesso" per poi rinascere....gli skaters più hardcore continueranno a skateare come hanno sempre fatto, che sono le persone che si trovano bene tra loro nonostante le differenze dei gusti musicali, del modo di skateare e di vestirsi. Purtroppo, essendoci già passato, mi ritrovo a vivere le stesse situazioni: gente che sparla, gente che si siede e non skatea e commenta il modo in cui skateano gli altri....questo porta gli skaters a ghettizzarsi, cioè a ritrovarsi in un determinato spot dove tutti la pensano in un certo modo. Poi ci sarà una selezione naturale.
D: Cosa ne pensi della scena del Parco Lambro, in contrasto con tutto questo? Skaters che spesso passano i 30 anni con un lavoro, una famiglia da mantenere, che magari non skateava da 10 anni che grazie al nuovo skatepark hanno tirato fuori la tavola dalla cantina...una scena di vecchi e giovani skaters dove l'unica cosa che conta è divertirsi, skateare e stare bene insieme, anche quando si finisce di skateare, birre, grigliate (io aspetto ancora la grigliata vegana! NdR), risate e tutto il resto.
R: Il Lambro è un'isola felice. Io so che quando vado al Lambro skateo praticamente con il sorriso stampato sulla faccia, c'è un clima di serenità, vedo gente che non vedevo da tanti anni, gente che aveva smesso e la vedo riprendere con un entusiasmo che è quasi commovente, ti capita di skateare con persone che erano i miti della tua infanzia, fianco a fianco, ci parli, ci scambi qualche battuta sul terrazzino, ci fai una grigliata insieme, è una sensazione che nessuno può toglierti, è skateboarding allo stato puro, lo skateboarding fatto per divertimento, anche tutti i giorni sotto un sole cocente, gente con cui ti trovi davvero bene. E' una figata.
D: Hai un sogno ricorrente?
R: Il mio sogno è imparare a skateare in vert, io invidio persone come Girogio Zattoni che su una rampa verticale fanno cose che per me sono inconcepibili, purtroppo non ho mai avuto l'occasione di girare assiduamente su queste rampe verticali, giganti e a loro modo paurose ed è una cosa che vorrei fare prima di raggiungere il momento in cui il mio skateboarding smetterà di progredire... ho 25 anni, tu giuro che prima dei 30 anni voglio imparare a fare un backside air come si deve, e a parte quello, il mio desiderio è quello che sto conseguendo da quando ho iniziato a skateare, conoscere più gente possibile, skateare con più gente possibile, in più posti possibili, viaggiare e crearmi delle amicizie che possano durarmi per tutto il resto della vita.
D: Trick/spot/skater preferito.
R: Guarda, potrei dirti qualsiasi trick, ma in realtà io adoro la gente che ha uno stile fenomenale anche non facendo dei trick esagerati. Uno skater con uno stile come Alan Petersen, John Cardiel, Wade Speyer, Geoff Rowley e tutti quelli che hanno uno stile che si distingue nettamente da tutti gli altri....loro saranno sempre i miei skaters preferiti, quelli che mi ispireranno a spingere i miei limiti. Spot? Quelli in cui skateo sempre, Mazzafame (Legnano), Parco Lambro (Milano), qualche street spot nel circondario e lo skatepark di Lugano, che ha una scena fantastica dietro.
D: Come fai a vincere la paura per fare un trick peso?
R: Sono una checca! ('sti cazzi!!NdR) Spesso ho dei blocchi mentali che mi impediscono di provare un trick al primo colpo la prima volta che arrivo in un determinato spot. Probabilmente dipende tutto prima di tutto da come ti svegli al mattino, se ti senti in forma sai già che puoi provare determinati tricks che non ti sentivi di provare prima. Seconda cosa, molte volte anche solo la musica che ascolto in macchina prima di arrivare in uno spot mi può pompare così tanto che mi
toglie la paura...musica potente. E poi degli amici che ti incoraggiano, che ti dicono che puoi farcela e ti spingono, ti invogliano a tal punto che fai anche i tricks di cui hai paura. Tutto
il resto è autoconvinzione, superare quel senso di auto-conservazione che ti impedisce di staccare un ollie davanti a un passamano.
D: Questa te la doveva fare: come spieghi il tuo successo con le donne?
R: Potrò avere anche successo, ma fondamentalmente sono timido. Prima di tutto ho un grande rispetto nei confronti delle donne, e poi non sono il tipo che sta a baccagliare assiduamente una donna come fanno altri....a volte il mio successo è solo "verbale". Alla fine dovrebbero parlarne gli altri, non mi sembra di avere tutto il successo che mi attribuiscono.
D: Quando ti decidi a tagliarti 'sti cazzo di capelli?
R: 'Fanculo
D:Qual'era la prima domanda? Ah, si, cosa ne pensi delle bitches?
R:Poche ma buone ma mute.
D:Ok, a parte gli scherzi, iniziamo con le cose fondamentali: nome, età, sponsor.
R: Stefano Brancalion, The Branka, sponsor: Useless, Strange, Medley, Scott, Dvs Shoes. Ho 25 fottuti anni.
D: Prima di tutto, chi vuoi ringraziare per essere diventato quello che sei oggi?
R: Innanzi tutto, i miei genitori che mi hanno supportato fin dall'inizio, mio papà, mia mamma che mi ha sempre portato al pronto soccorso quando avevo le ossa rotte, tutte le persone con cui ho skateato insieme, te, gli Skulls, tutti la gente che mi permette di non pagare il materiale e di divertirmi senza andare in bolletta.
D: Dato che questa è l'intervista per lo skater dell'anno, che emozione ti ha dato vincere questo titolo?
R: E' una figata perchè so che c'è qualcuno che comunque mi ammira, mi stima e pensa che quello che faccio sia fatto per pura passione, perché lo skateboarding è la cosa che ha contato di piu' nella mia vita, la cosa più bella del mondo e sono contento che la gente l'abbia capito e veda in me questa passione e possa "trasportarla" su se stessa.
D: A proposito di passione, qual'è la caratteristica che ti ha portato a continuare a skateare con la stessa passione per tutti questi anni e la maggior parte della gente con cui hai iniziato a skateare a smettere? Cos'è che ti ha fatto continuare a skateare?
R: Perché ritengo importanti delle cose alle quali chi ha smesso di skateare o chi non ha mai incominciato non bada, anche solo il modo diverso di vedere l'arredo urbano che mi circonda. Continuare a skateare, passare le prime fasi di apprendimento probabilmente mi ha portato a un'apertura mentale diversa rispetto ad altre persone e comunque lo skateboarding mi ha donato delle sensazioni che non ho provato con nient'altro. Probabilmente alcune persone mi reputano un bambinone che passa le giornate su uno skate e non è mai cresciuto, ma per me non è così, lo skatebaording è stata una scuola di vita, un modo per confrontarmi con gli altri, per fare amicizia, a volte ci sono stati degli scazzi ma sempre e comunque per divertirmi un sacco e per farmi del male!
D: Un ragazzo puo' essere uno skater e basta o finisce sempre e comunque a legarsi e ad essere influenzato da qualche sottocultura, di solito proveniente dal mondo della musica? Secondo te è sempre stato cosi' ?
R: Io credo che lo skateboarding sia sempre stato influenzato da certe sottoculture giovanili particolari, anche perché chi ha iniziato a fare skatebaording agli albori faceva parte di una cultura di strada, erano surfers, o magari provenivano da zone decadenti delle città, e quindi appartenevano già prima di skateare ad una sottocultura, e l'hanno portata, a volte, all'interno dello skateboarding. In teoria uno skater dovrebbe slegarsi completamente a certe sottoculture estremizzate, ma purtroppo oggi molti giovani skaters hanno la testa piena di stereotipi, uno skater deve essere questo e quello, deve essere un rapper o un punk. Se invece prendi uno skater che ha iniziato 15 anni fa, vedrai che riesce bene o male a isolarsi da tutti quelli che sono i "trend" del momento. Ci vorranno degli anni perchè gli skaters che hanno iniziato solo adesso provino certe sensazioni, imparino ad estraniarsi dalla società ed essere skaters e basta. Quello che facciamo, quello che pensiamo, sono conseguenze di chi siamo, ovvero skateboarders.
D: Che differenza c'è tra uno skater che ascolta gli Adolescents e uno che ascolta Avril Lavigne?
R: Non ce n'è, nel senso che se è uno skateboarder può ascoltare qualsiasi cosa ed essere sempre in gamba: se invece è un ragazzino che segue le mode, lobotomizzato da MTV, sia che ascolti gli Adolescents che si ascolti Avril Lavigne rimarrà un lobotomizzato e non saprà mai cosa vuol dire essere uno skater. Per quanto mi riguarda uno skater puo' ascoltarsi anche i Righeira!
D: Cosa ne pensi degli skaters che passano troppo tempo sul computer, tutti i giorni?
R: Io passo tanto tempo attaccato ad un computer, sul forum, in internet, perchè mi piace, è una delle mie passioni, oltre allo skateboarding. C'è un problema: io ho iniziato a skateare a 13 anni e quando io avevo 13 anni i computers a cui potevi aspirare, un Amiga, un Atari 2600, un Nintendo, facevano cagare, non ci potevi fare niente. Ci passavi qualche ora, ma poi ti rompevi le palle e uscivi a skateare con i tuoi amici. Oggi è facile trovare dei ragazzi che stanno attaccati tutto il giorno al computer, si fanno dei trip mentali assurdi su ipotetici trick che hanno chiuso, scrivono sui forum e poi quando li incontri di persona andando a skateare rimani molto deluso, perchè sono dei personaggi che non hanno nessuno spessore. Uno skater che passa i pomeriggi a skaeare per strada lo riconosci subito, e anche un nerd che passa le giornate a scrivere su internet lo riconosci al volo. Magari non gli dici niente ma speri che possa cambiare e capire cosa vuol dire essere uno skater. Vivono in un mondo virtuale.
D: Ma se fossi nato nel 1990 invece che ne 1977 saresti cresciuto nello stesso modo?
R: Bella domanda! Bisogna vedere la foga di una persona, se mi ricordo bene la foga che avevo quando ho iniziato a skateare, non credo che l'avrei barattata facilmente per una tastiera! Bisogna ammettere che al giorno d'oggi bisogna portare rispetto a chi decide di skateare tutto il giorno invece di starsene attaccato a un computer, è molto più facile lasciarsi prendere da tutto quello che ti può offrire la rete.
D: Pensi che l'attitudine degli skaters sia più positiva oggi rispetto a quando ti sei avvicinato alla scena?
R: No, oggi un teenager deve affrontare un mondo che è troppo pieni di problemi. Se avessi iniziato a skateare in questo periodo mi sarei trovato di fronte a delle problematiche che ai miei tempi non esistevano. Sembra quasi che i giovani skaters oggigiorno debbano dimostrare un sacco di cose ai loro coetanei e chi li circonda.... quello che tu una volta in una fanza hai definito "peer pressure"....la pressione psicologica subita dagli amici che ci porta a sentirci a disagio se non ci uniformiamo al gruppo. Un ragazzino oggi ha una vita molto più complicata, sia per l'influenza dei media, sia per una generale e progressiva perdita di valori, le problematiche sono molto più profonde. Mi ricordo per esempio che quando stavo iniziando a skatere avevo un timore reverenziale nei confronti degli skaters piu' grandi di me. Oggi non è difficile sentirsi mandare affanculo da skaters che hanno 10 anni meno di me.
D: Tu sei stato il primo moderatore del forum più celebre sullo skateboarding in Italia: che valori vorresti trasmettere agli skaters che frequentano il tuo forum?
R: L'impegno che mi sono preso oltre a portarmi a passare un sacco di tempo sul forum....non voglio fare il maestro, vorrei soltanto trasmettere tutta la mia passione, anima e corpo per lo skateboarding. E' difficile farlo capire, ma ho conosciuto attraverso il forum gente come Marco Barozzi di Genova o Raimondo (Settalarider) che, pur passando un sacco di ore al computer, sembra aver assimilato il vero spirito dello skateboarding, skateare, farsi, male, tornare a casa spaccati ma contenti, raccontare quello che si è visto, i trick chiusi, con chi abbiamo skateato, ed è una figata. Oltre a quello cerco a volte di correggere gli "errori di attitudine" che hanno certi skaters al giorno d'oggi. E' un ruolo molteplice, è un impegno anche perchE nonostante io non voglia esserlo, so di essere preso di esempio da un sacco di giovani skaters, e quindi mi sento la responsabilità di non trasmettere un'immagine sbagliata dello skateboarding, un'immagine competitiva, di rabbia, un'immagine da sport vero e proprio che lo skate non dovrebbe avere. Lo skateboarding è una passione, uno stile di vita, ed è solo quello.
D: Mi ricordo non tempo fa di averti sentito dire che da noi lo skateboarding sta tornando ad essere quello del 1992, cioè pieno di gente che posa, amici che sparlano alle spalle, voglia di sputtanare gli altri, la creazione di piccoli ghetti all'interno di una scena locale, come quella che ci puo' essere a Milano. Vuoi spiegarci meglio?
R: Lo skateboarding è sull'orlo del baratro un'altra volta. Questa è la situazione. In America lo skateboarding sta calando in modo deciso come ha sempre fatto ciclicamente da quando è nato. Quando si raggiunge l'apice del successo e della popolarità, si raggiungono anche dei livelli di competitività interna allo skateboarding che porta alcune persone a sparlare degli altri skaters, il loro stile, il loro modo di vestire e di skateare, il loro modo di comportarsi. Questo è un chiaro sintomo del fatto che lo skateboarding ha bisogno ciclicamente di "buttarsi nel cesso" per poi rinascere....gli skaters più hardcore continueranno a skateare come hanno sempre fatto, che sono le persone che si trovano bene tra loro nonostante le differenze dei gusti musicali, del modo di skateare e di vestirsi. Purtroppo, essendoci già passato, mi ritrovo a vivere le stesse situazioni: gente che sparla, gente che si siede e non skatea e commenta il modo in cui skateano gli altri....questo porta gli skaters a ghettizzarsi, cioè a ritrovarsi in un determinato spot dove tutti la pensano in un certo modo. Poi ci sarà una selezione naturale.
D: Cosa ne pensi della scena del Parco Lambro, in contrasto con tutto questo? Skaters che spesso passano i 30 anni con un lavoro, una famiglia da mantenere, che magari non skateava da 10 anni che grazie al nuovo skatepark hanno tirato fuori la tavola dalla cantina...una scena di vecchi e giovani skaters dove l'unica cosa che conta è divertirsi, skateare e stare bene insieme, anche quando si finisce di skateare, birre, grigliate (io aspetto ancora la grigliata vegana! NdR), risate e tutto il resto.
R: Il Lambro è un'isola felice. Io so che quando vado al Lambro skateo praticamente con il sorriso stampato sulla faccia, c'è un clima di serenità, vedo gente che non vedevo da tanti anni, gente che aveva smesso e la vedo riprendere con un entusiasmo che è quasi commovente, ti capita di skateare con persone che erano i miti della tua infanzia, fianco a fianco, ci parli, ci scambi qualche battuta sul terrazzino, ci fai una grigliata insieme, è una sensazione che nessuno può toglierti, è skateboarding allo stato puro, lo skateboarding fatto per divertimento, anche tutti i giorni sotto un sole cocente, gente con cui ti trovi davvero bene. E' una figata.
D: Hai un sogno ricorrente?
R: Il mio sogno è imparare a skateare in vert, io invidio persone come Girogio Zattoni che su una rampa verticale fanno cose che per me sono inconcepibili, purtroppo non ho mai avuto l'occasione di girare assiduamente su queste rampe verticali, giganti e a loro modo paurose ed è una cosa che vorrei fare prima di raggiungere il momento in cui il mio skateboarding smetterà di progredire... ho 25 anni, tu giuro che prima dei 30 anni voglio imparare a fare un backside air come si deve, e a parte quello, il mio desiderio è quello che sto conseguendo da quando ho iniziato a skateare, conoscere più gente possibile, skateare con più gente possibile, in più posti possibili, viaggiare e crearmi delle amicizie che possano durarmi per tutto il resto della vita.
D: Trick/spot/skater preferito.
R: Guarda, potrei dirti qualsiasi trick, ma in realtà io adoro la gente che ha uno stile fenomenale anche non facendo dei trick esagerati. Uno skater con uno stile come Alan Petersen, John Cardiel, Wade Speyer, Geoff Rowley e tutti quelli che hanno uno stile che si distingue nettamente da tutti gli altri....loro saranno sempre i miei skaters preferiti, quelli che mi ispireranno a spingere i miei limiti. Spot? Quelli in cui skateo sempre, Mazzafame (Legnano), Parco Lambro (Milano), qualche street spot nel circondario e lo skatepark di Lugano, che ha una scena fantastica dietro.
D: Come fai a vincere la paura per fare un trick peso?
R: Sono una checca! ('sti cazzi!!NdR) Spesso ho dei blocchi mentali che mi impediscono di provare un trick al primo colpo la prima volta che arrivo in un determinato spot. Probabilmente dipende tutto prima di tutto da come ti svegli al mattino, se ti senti in forma sai già che puoi provare determinati tricks che non ti sentivi di provare prima. Seconda cosa, molte volte anche solo la musica che ascolto in macchina prima di arrivare in uno spot mi può pompare così tanto che mi
toglie la paura...musica potente. E poi degli amici che ti incoraggiano, che ti dicono che puoi farcela e ti spingono, ti invogliano a tal punto che fai anche i tricks di cui hai paura. Tutto
il resto è autoconvinzione, superare quel senso di auto-conservazione che ti impedisce di staccare un ollie davanti a un passamano.
D: Questa te la doveva fare: come spieghi il tuo successo con le donne?
R: Potrò avere anche successo, ma fondamentalmente sono timido. Prima di tutto ho un grande rispetto nei confronti delle donne, e poi non sono il tipo che sta a baccagliare assiduamente una donna come fanno altri....a volte il mio successo è solo "verbale". Alla fine dovrebbero parlarne gli altri, non mi sembra di avere tutto il successo che mi attribuiscono.
D: Quando ti decidi a tagliarti 'sti cazzo di capelli?
R: 'Fanculo
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