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#11 del 03-01-2001

TXT: Lorenzo Meroni  

dogtown2_1L’articolo pubblicato da SPIN e precedentemente proposto che tracciò le origini della scena di DogTown e del team Zephyr, attirò l’interesse di molte persone in un momento in cui - ancora una volta - l’interesse pubblico per lo skate diventò vorace e coinvolse anche l’interesse di diverse case produttrici di film a Hollywood, tra cui la FOX2000.

Come ci racconta Miki Vuckovich attraverso il sito del Zephyr Team, F2K sorella della grande corporation FOX, ha immediatamente comprato i diritti sulla storia di DogTown dopo la sua pubblicazione nell’articolo di SPIN, assieme ai diritti di molti dei personaggi del team Zephyr, per la realizzazione di un lungometraggio che ricalca la storia di DogTown. Il film che è in lavorazione, un drammatico basato sulle vite del team Zephyr, è attualmente in sviluppo per mano di uno sconosciuto sceneggiatore. Ma appena si è sparsa la voce riguardante il film su DogTown della FOX2000, dubbi hanno cominciato a circolare sull’accuratezza della storia. Come possono gli sceneggiatori e registi di Hollywood riprodurre il senso e il significato di qualcosa di cui non fecero parte?

Questa domanda ha cominciato a rodere la coscienza di Peralta, tutt’oggi ancora figura di spicco dello skateboarding nonostante abbia da lungo tempo smesso di skeitare a livello professionistico. Dopo aver lasciato la Powell-Peralta nel 1991, Stacy ha proseguito la sua carriera producendo film e programmi televisivi a Hollywood e probabilmente è stata la sua familiarità nel produrre film e video commerciali che ha fatto nascere in lui questa domanda, dubitando cioè della capacità delle major cinematografiche nel trattare una storia su DogTown con la delicatezza, accuratezza ed autenticità che gli spetta. “Visto che lavoro in questo settore” racconta Stacy “in pratica tutti gli studios in città mi hanno chiamato dicendomi ‘hey, vogliamo comprare i diritti sulla tua vita e i diritti per quella di Alva, Jay Adams, Craig Stecyk, e Skip Engblom’. Stavo passeggiando un giorno e ho pensato ‘dannazione, distruggeranno tutto, prenderanno attori da Dawson’s Creek per interpretare Tony e Jay e faranno questo stupido film su DogTown che non sarà altro che il classico film buoni contro cattivi’”.

La storia di DogTown, per quanto ne pensa Stacy non è scritta da nessun parte ma è racchiusa in centinaia di registrazioni da 8, 16 e 35mm, migliaia di immagini, tantissimi magazine e articoli di giornale, i ricordi di chi ha vissuto quell’epoca e le impressioni di quelli che ne furono ispirati.

“Questa storia non dev’essere un film preparato” racconta Peralta “questa storia dev’essere un documentario. Così sono scappato a casa con questa idea e ho contattato Carig (Stecyk), e gli ho chiesto ‘Cosa ne pensi?’ e Craig mi ha risposto ‘Aw, un altro progetto su cui perdere tanto tempo e che non porterà mai a nulla’. Ma accettò comunque. Gli spedii il primo pezzo e lui lo ripulì un po’ e me lo rispedì indietro, io feci lo stesso e lo rispedii a lui così, lavorando assieme, pensammo che potesse funzionare!”. Anche Stecyk aveva i suoi personali dubbi nel lasciare in mano ad Hollywood una storia come questa, con il rischio concreto di manipolazioni varie in modo da renderla accettabile per gli usuali frequentatori di cinema.

“Loro hanno tutti i diritti per fare un film su DogTown” dice Stecyk “Io penso che possano addirittura fare un buon film. Il problema è che il film che realizzeranno non avrà nulla a che fare con quello che veramente successe e sfortunatamente prendendo personaggi come Jay Adams, Tony Alva, Bob Biniak, Jim Muir o chiunque altro e ritraendo le loro vite nel film, la gente non saprà mai che quelli non sono veramente Tony, Jay, verrà fornita un’immagine completamente sbagliata di queste persone”.

Il team originale Zephyr, compreso Alva, racconterà la propria storia nel documentario di Peralta e Stacyk ‘DogTown: A Documentary Film About The Birth Of The Now’, ma persino un documentario così, realizzato da individui direttamente coinvolti e con una quantità elevata di materiale necessita di un budget, così l’anno scorso i due realizzatori si sono rivolti a Agi Orsi, una produttrice che Peralta incontrò durante la realizzazione dei suoi film “negli ultimi otto mesi, Agi ha lavorato così tenacemente per far si che tutto questo si realizzasse” dice Peralta “Orsi ha difeso con ardore il progetto, ha assicurato un supporto finanziario dalla Vans ed ha interpretato una parte fondamentale assemblando i vari componenti per il documentario”.

dogtown2_2Peralta afferma che questo film sarà un documentario vero e proprio ed includerà registrazioni originali, interviste, retrospettive con i rider ed altre persone che sono state direttamente influenzate dalla scena DogTown “per me questo documentario è semplicemente noi che raccontiamo la storia, è Tony che la racconta, Jay, io, Biniak e persone che erano attorno alla scena o ne presero parte personalmente, come David Hackett, Steve Olson, Caballero, diverse visioni, diverse angolature per raccontare lo stesso concetto”.

Peralta ammette che persino lui non comprese completamente quanto importante fu la scena DogTown, non solo per lo ‘sport’, ma per tutte le persone che ha ispirato. “Henry Rollins ci ha contattato e vuole parlare con noi, Ian McKaye dei Fugazi vuole contattarci. Loro sono stati direttamente influenzati da DogTown, da articoli, foto, e dalle persone stesse. Ieri abbiamo parlato con un fotografo francese che ci ha detto ‘DogTown per noi non era una località, una zona, era un concetto’. Così, mentre realizziamo queste interviste stiamo anche capendo di cosa facevamo veramente parte”.

Con la semplice speranza di produrre un film che possa accuratamente descrivere la comunità di skater di un quarto di secolo fa, i produttori sono sorpresi da quanto interesse il progetto ancora da terminare abbia scatenato “sembra esserci un incredibile fermento attorno a questo progetto, molto più di quanto potessimo mai aspettarci” dice Peralta, “sto ricevendo chiamate da festival, da persone che non ho mai incontrato in tutta la mia vita che vogliono avere una prima del documentario”.

Il video sarà probabilmente pronto per la prossima estate, visto che il progetto continua ad avere nuove sfaccettature non previste a priori dai produttori “non viene presentato solamente DogTown, ma il punto di lancio di questo sport” dice Peralta, “non voglio dire che sia stato il lancio effettivo per lo skate, ma questo gruppo di ragazzi è stato il primo a dare il via alla nuova ondata di professionisti stipendiati, nuove carriere e nuove compagnie di produzione, il tutto partendo dalla cultura di questi giovani ragazzi”.

dogtown2_3La buona parte dello skate moderno e degli skater che hanno ispirato tutto il mondo è uscito da DogTown. Persino la Vans, sponsor principale del progetto, è stata resa famosa ai piedi del team Zephyr, dalle parole di Stecyk: “penso sia molto significativo il fatto che nel 1966 vidi Steve Van Doren in un parcheggio per il contest di Hermosa che indossava queste scarpe, e posso ora venire qui alla Long Beach Arena e Steve Van Doren è ancora qui con quelle stesse scarpe. E’ molto interessante, ci sono pochissime persone che si sono fatte strada attraverso tutti questi anni e sono ancora qui oggi a fare quelle stesse cose che facevano anni addietro”.

La storia dello skate è piena di interessanti personaggi e di atleti terrificanti. Il presente dello skate è un ibrido nato e cresciuto dall’incrocio di differenti influenze e parte rilevante di queste fu la scena DogTown degli anni ’70. Peralta e Stecyk concordano nel dire che probabilmente l’influenza più importante per lo skate moderno fu proprio questa, lo sport subì una forte sterzata nel suo percorso evolutivo nel fatidico giorno a Del Mar quando per la prima volta al mondo dello skate si presentò il team Zephyr.

E’ incredibile come un gruppo così influente di ragazzi decise di cominciare contemporaneamente questo sport. Stecyk fa notare che mentre lui e Prealta sono impegnati ad unire i pezzi del puzzle che compone questa storia, l’eredità Zephyr non è ancora diventata storia; Tony Alva è uno skater più attivo che mai, Jay Adams cavalca ancora le onde delle Hawaii, mentre Jim Muir ha riacquistato tutti i diritti sul marchio DogTown ed è ripartito a produrre tavole e merchandise.

Intervista: Proprio Jim Muir è stato protagonista di una recente intervista ad opera di Eugene Butcher, pubblicata sull’ultimo numero del magazine inglese ‘Big Cheese?’. Questa breve intervista spazia dalle radici e dalla nascita della Dogtown, argomento ampiamente trattato nella parte precedente di questo articolo, fino a presentare l’attività attuale della rediviva label ed è un’ottima occasione per presentare una testimonianza reale di uno dei padri fondatori dello skate.

Sono ormai presenti sul mercato una quantità incredibile di label, ma quante hanno una vera storia, un’eredità nel passato? La DogTown Skate, di Santa Monica California, può rivendicare questo diritto. Creata agli albori della nascita dello skate da Jim Muir (fratello più anziano di Mike, cantante dei Suicidal Tendencies), producendo le tavole con le più incredibili grafiche, la label comprendeva nel suo team gli skater più violenti della scena e delle vere e proprie leggende come Tony Alva e Jay Adams. Anche nei giorni nostri la DogTown Skateboards sta andando forte, Eugene Butcher, ha intervistato Jim Muir prima della sua surfata mattutina.

BIG CHEESE: DogTown è un sinonimo di Santa Monica, vero?
JIM MUIR: E’ la combinazione di Santa Monica, Venice e la parte ovest di L.A.

dogtown2_4BC: Come è nata la DogTown Skate?
JM: Il molo P.O.P. era uno spot per il surf, tutto è nato dalla cultura del surf. Esisteva li nei dintorni un negozio chiamato Zephyr…

BC: Ah…Il team Zephyr.
JM: Tutti noi skeitavamo li nei dintorni quando eravamo molto giovani, a 12 - 13 anni, avevamo ruote fatte con roba tipo l’argilla e cercavamo di imitare le movenze dal surf. Quando fu organizzato il primo grande contest di skate, ci siamo riuniti tutti e siamo andati li a skeitare, quello costituì il team originale. Da li, quando il fenomeno si ampliò, tutti noi prendemmo dei soprannomi dai cani. Eravamo una ventina, Tony Alva era Mad-Dog, io ero Red-Dog e così via, da li nacque il nome DogTown.

BC: Chi sono stati quindi gli originali DogTowners?
JM: Sono stati i membri originali del team Zephyr, io, Tony, Shogo Kubo, Jay, Bob Biniak e pochi altri ragazzi.

BC: Le grafiche originali della DogTown e del merchandise dei Suicidal Tendencies, furono inventati da voi, fatti da voi stessi?
JM: Il modo in cui nacquero le grafiche semplicemente rappresenta quello che era lo skate a quei tempi, un pezzo di quercia spesso un pollice e ¾ con un supporto incollato alla coda della tavola. Noi eravamo i primi a skeitare le pool e ci rifacevamo alla teoria surf ‘leggero è meglio’, e cominciammo a sperimentare diversi tipi di legno per realizzare le tavole, stavamo realizzando i nostri skate e pensammo di mettere qualcosa al di sotto delle tavole. C’era una gang ispanica nelle vicinanze della stazione che marchiò il proprio territorio mettendo la scritta DogTown all’interno di una croce, questa fu la nascita del classico simbolo della DogTown. Immediatamente tutte le foto sui magazine rappresentavano persone che skeitavano con queste tavole e le loro grafiche, erano semplicemente il meglio che si poteva trovare in giro ai tempi.

dogtown2_5BC: Così cominciaste a produrli a tempo pieno…
JM: Quando qualcosa comincia a diventare famoso, persone con i soldi cominciano a farsi avanti così iniziarono a girare un po’ di soldi e decidemmo di registrare il marchio e collaborare con qualche cretino del business. Eravamo molto giovani ed ingenui, quella fu la prima incarnazione della DogTown Skates.

BC: Come è riuscita a sopravvivere la DogTown alla crisi degli anni ’80 quando la scena in pratica morì? E come ha partecipato alla sua rinascita?
JM: Dopo qualche anno questa gente ci tagliò fuori e smise di pagarci e l’industria dello skate in pratica crollò, così ricominciammo a fare le tavole a mano. Penso che il punk-rock abbia supportato lo skate attraverso la crisi degli anni ottanta e viceversa…. Io feci di nuovo domanda per riacquistare il marchio DogTown e ci riuscii, così cominciai a produrre ancora tavole. Io e mio fratello Mike riuscimmo a mettere assieme 12.000 dollari così ricominciai a produrre skate.

BC: Incontri ancora qualche vecchio compagno della DogTown? Alva?
JM: Si, ogni tanto incontro Alva.

BC: Ha anche lui la sua label? Ha avuto così tanti alti e bassi negli anni…
JM: Si, so che ha in piedi qualcosa, ma non so esattamente cosa sia, in verità non ho mai seguito molto quello che ha fatto.
BC: Anche con la rinascita della Suicidal Records siete proprio ritornati alle vostre radici, con i Suicidal Tendencies di Mike e tutte le altre band.
JM: Beh, io e mio fratello siamo molto vicini, e ci aiutiamo molto a vicenda, facciamo ogni tanto qualcosa assieme, comunque ormai le due cose, skate e musica, vengono gestiti in maniera completamente differente.

BC: E’ vero che stai ancora skeitando e che il team DogTown include Eric Dressen e Wee Man?
JM: SI, loro ed altri bravi ragazzi della nostra zona.

BC: Riusciremo a vedere finalmente il vostro merchandise in Europa?
JM: Il mio prossimo più importante obbiettivo è un trade show, per entrare definitivamente in commercio a livello internazionale. Ho avuto moltissime richieste, abbiamo un ottimo seguito che ci portiamo dietro dagli anni addietro ed ora i ragazzi cominciano a conoscerci grazie alla promozione che abbiamo effettuato nell’ultimo anno…Tutto sembra proprio ok!

dogtown2_6La DogTown Skateboards oggi conta nel suo rooster Eric Dressen, Jason ‘Weeman’ Acuna, Preston Acuff, Papo, Stormy Pruett, lo stesso Jim Muir ed è in continuo sviluppo con tour che hanno maggiormente toccato US e Giappone.

Questa intervista a Jim Muir chiude il lungo articolo su DogTown, tengo però a precisare che attraverso queste righe non si è voluto avere la presunzione di raccontare i fatti precisi che hanno caratterizzato la nascita dello skate, che è ancora molto incerta e ricostruibile in maggior parte grazie a ritagli di giornale, vecchi video amatoriali e testimonianze dei diretti protagonisti. Si è semplicemente voluto presentare la linea storica che ha caratterizzato DogTown nel modo più preciso possibile, in modo che anche in Italia si possa fare tesoro di questo bagaglio di informazioni e si possa così conoscere il passato per meglio comprendere il presente, conoscere cosa ha rappresentato lo skate per i giovani di DogTown e quello che rappresenta per tutti noi, quello che è stato e quello che verrà. ‘Shred the ground or shred yourself!’

Credits e maggiori info:

- SPIN magazine, March 1999
- BIG CHEESE? Magazine, Sept-Oct 2000
- ZEPHYR webpage: http://www.z-boys.com/
- GLEN E. FRIEDMAN webpage: http://www.southern.com/BURNINGFLAGS/
- DOGTOWN SKATEBOARDS webpage: http://www.dogtownskateboards.com/
- SUICIDAL TENDENCIES webpage: http://suicidaltendencies.com
- GLEN E. FRIEDMAN books ‘Fuck You Heroes’ and ‘Fuck You Heroes Too’

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